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L'ultimo Orso della Val Gerola

Quell'anno sull'Alpe Taiàà si era da pochi giorni caricato il bestiame per il pascolo estivo. I pastori che lo accudivano erano consci della presenza degli orsi che a quell'epoca giravano ancora liberi fra le nostre vallate e quelle del monte Legnone. Sapevao che gli orsi da poco usciti da letargo invernale, erano alla ricerca frenetica di cibo per integrare il grasso perduto. C'era quindi pericolo d'incursioni alla mandria. Cosa che purtroppo si avverò. Un mattino trovarono una giumenta parzialmente divorata. A Sacco in Valgerola questa notizia giunse subito, mettendo in subbuglio le famiglie che sull'alpe avevano le loro bestie. Si organizzò una spedizione per una battuta di caccia al plantigrado, composta dai fratelli Maresciall (soprannome di famiglia) provetti cacciatori e coraggiosi.
Così nominati:
Paolo Gambetta classe 1851
Pasquale Gambetta detto Militar classe 1853
Natale Gambetta detto Grupp classe 1855

 
Si unì anche Antonio Vaninetti detto Pedio classe 1863 che a quel tempo abitava la casa dell'Homo Selvadego ora monumento nazionale. Con l'inizio della spedizone nacquaero anche le prime difficoltà. Già sulle tracce dell'orso, dal fucile ad avancarica del Pedio inavvertitamente partì un colpo che gli spappolò il piede destro. Per la storia, proprio il giorno dopo, doveva pubblicare le sue nozze a Sacco. La caccia in ogni caso continuò ed i fratelli Gambetta riuscirono ad individuare l'orso. Qui però le informazioni sul luogo sono disparate. E' certo che fu fra gli alpeggi di Stavel e Mezzana; e non senza colpi di scena. L'orso fu ferito con una fucilata dal Gambetta ma l'animale reso furioso caricò il Militar che a sua volta tirò il grilletto del suo fucile ma il colpo non partì. Subì quindi la carica dell'orso che lo morse ad un ginocchio e suo malgrado dovette essere trasportato dai pastori in paese, per curare la ferita. Rimasero solo in due e nel mezzo di queste sfortunate disgrazie rimasero titubanti sul da farsi. Ma la fibra del montanaro e il coraggio del cacciatore ebbero il sopavvento. La caccia continuò all'inseguimento dell'orso ferito. Per cinque ore seguirono le sue tracce in val Fraina nella Valsassina e riuscirono poi ad ucciderlo.
Un'altra uccisione d'orso fu a Gerola sull'Alpe di Pescegallo. Ad ucciderlo di prima persona fu il medico morbegnese Luigi Gualteroni, accompagnato da un non identificato Acquistapace di Gerola. L'ultimo orso in Valtellina fu ucciso nel 1902 nel bormiese e fu così che gli orsi scomparvero definitivamente dalle nostre montagne. Rimase solo il fastidioso prurito ben localizzato, forse vendetta degli orsi, appunto:"el mal de l'urs".
La scomparsa dell'orso in Valtellina lascia l'amaro in bocca. Che cosa aveva quest'animale di così pericoloso per cacciarlo spietatamente e averne sua morte? Da estinguerlo dalla montagna, suo territorio da millenni? Di certo è stato un insegnamento sbagliato dell'uomo, classificare questo plantigrado così schivo e solitario, come bestia pericolosa ed abominevole. Invece si sa che l'orso non attacca l'uomo, se non per proteggere i suoi orsacchiotti. Aggredisce il bestiame solo in rari casi , animali in difficoltà o malati. E' erbivoro quasi al 100% e potrebbe tuttora vivere sulle nostre alpi nel suo habitat naturale. Spetta a noi uomini riconoscere il torto della caccia spietata che gli abbiamo fatto, imparare a conoscerlo ed ad amarlo come un nostro compagno di viaggio. Io sono sicuro che tornerà sulle nostre montagne. Tornerà, forse passeranno dieci o cinquant'anni ma tornerà.
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