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PROGETTO: IMPIANTO NOCETO


 



Progetto Castagneto
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L’albero di noce   (Nughèra)

Come si impianta un terreno a noceto

A cura di Serafino Vaninetti.

Origini e Storia

Quest’albero è  stato introdotto in Europa dalla Turchia in epoca remota, le segnalazioni datano al tempo dell’imperatore Romano Giulio Cesare.  In Valtellina l’informazione si perde nel tempo, tanto da essere considerata una albero che c’è sempre stato.

Pianta robusta che vive ad altitudini considerevoli, nel comune di Gerola (SO) vegeta 1050 m. sopra il mare una pianta di noce con il diametro del  tronco vicino al metro. 

 Il  legname e il frutto sono dei più pregiati è in assoluto, specialmente la parte bassa del tronco, detta marezzatura e del ceppo radicale, la radica,  è  per l’arredamento   stimatissima e da una qualità di legno preziosissima ai maestri falegnami per costruire veri capolavori di arredamento.

Nella tradizione

Nel campo alimentare il  gheriglio (seme) è un frutto indispesabile per produzione  di oli  e  dolci.

Un tempo il frutto schiacciava con il frantoio e si tirava un olio denso,  materia al tempo apprezzata per alimentare lo stoppino della lüm, lampada usata per illuminare le case della vallata, ancora in  uso nei primi anni del novecento.

Utilissimo era anche il mallo che copre il frutto, da questo si trae ancora oggi il nocino.  liquore dolce e profumato.

Sempre il mallo era importantissimo per la colorazione di tessuti, d’uso era  teng cun la  parascia dei nuus, (tingere indumenti con il mallo) con una semplice operazione: si metteva la parascia (nome del mallo nel dialetto locale) a bagno in un recipiente, si filtrava e, dopo il macero  si otteneva un liquido colorato dove s’immergevano le fibre a  tingere.

Tessuti di canapa, cotone e i tipici maglioni dei contadini in lana di pecora, si coloravano di un bel marrone scuro e indelebile.

Nella cibarie la noce ci porta un detto, che  non lascia commenti: 

Pan e nuus, mangià de spuus 

Anche la  Bisciòla, büscèla specialità Valtellinese  senza  la noce diventa  un impasto senza il gusto particolare che l’a resa nota ai buongustai,

Altra usanza ormai scomparsa riguardava il  contadino che alla nascita di una femmina, usava piantare presso l’abitazione un albero di noce.

 Lo  scopo era di donarlo in dote al suo matrimonio per farne i mobili nella nuova famiglia.

l frutto secco dura tutto l’anno, cosa che un tempo quando il frigorifero era al di la da venire, la noce secca era disponibile ogni momento, un sacchetto di questo frutto, non mancava mai nella tradizione natalizie che a pasqua.

Nella tradizione secolare si gustava all’aperto, rompendolo con un sasso, non di rado, nel periodo invernale fino alla primavera, si vedevano sotto queste  piante,  persone che cercavano qualche frutto sfuggito alla raccolta  nascosto fra le pieghe dell’erba.

Le malattie

Nel territorio e fuori, purtroppo intorno agli anni ‘70/’80 è giunta una pestifera malattia causata da un acaro che intacca il mallo, questo parassita depone le sue uova sul fiore e dopo l’incubazione si attiva e con voracità incredibile mastica il   mallo verde e sodo lasciando ad opera finita attorno al  guscio, un ammasso putrido e nero, tanto da chiamare queta pestilenza il  mal del nero.

 L’invasione di questo acaro  di non  spiegata provenienza   causa e accelera nel territorio, disinteresse  del  frutto di noce un tempo così apprezzato dalla popolazione.

Progetto per utilizzo industriale

Nella zone valligiane con l’abbandono agricolo, si è avuto un sopravento i giri e scoiattoli, che si moltiplicano saccheggiando i frutti ancora prima della maturazione.

Danno non del tutto non è perduto, per natura il frutti trasportati da questi animali nei dintorni delle piante germogliano e danno vita a nuove piantine che spuntano numerose nei  terreni circostanti.

Senza spese è possibile in questi terreni individuare le migliori  da trapiantare per futuri impianti senza acquistarle dal vivaista.

Un modo  classico per creare  piantine di noci per chi volesse possedere una pianta con frutti di importante qualità: in agosto cercare fra le migliori varietà del luogo  un  frutto ancora verde, interrarlo su terreno umido e riparato, la piantina che nascerà conserverà le stesse qualità della pianta madre.

Industrialmente invece, sempre interrando il frutto, il trapianto può avvenire dopo 3 o 4 anni.

Ecco il mio consiglio e progetto per una piantagione nel territorio.

pertanto le qualità del frutto e  le distanze delle e piantine da vivaio o da estirpo in zona, devono essere tassativamente piantate a metri 2/2,5 una dall’altra.

Tale limite  per alcuni considerato spreco di troppa vicinanza, è per il  progetto un metodo vincente di sviluppo omogeneo del bosco come  insegna la natura.

Le piante per essere commerciali devono avere il tronco  allungato senza nodi,  ciò  avviene solo lasciando alla natura il compito della crescita, la stretta vicinanza fra una e l’altra crea una componente che fa entrare in gara l’impianto, esso tende ad allungarsi in  alto per ricevere la luce del sole.

Naturalmente bisognerà  nei primi anni, aiutarle con dei tutori a tenerle dritte.

Nella crescita sarà compito del contadino opportunamente diradare le piante meno interessanti senza lasciare vuoti nel terreno; sacrificio che sarà ricompensato da migliore  qualità di piante.

Il limite ampio invece fra una pianta all’altra fa sviluppare i rami in orizzontale che svilupperà piante con necessità di potature, ciò  pregiudica la qualità di un tronco destinato alla produzione di mobili.

Inoltre  un noceto con impianti rarefatti, se  una pianta  per difetto verrà a mancare lascerà uno spazio vuoto senza possibilità  di trapianto perché l’ombra delle altre ne impedirà la crescita.

Lo scavo e la prima concimazione

E’ consigliabile su un terreno prativo scavare buche di 50x50 cm. perché le radici delle piantine, nei primi due anni non necessitano di grandi spazi di terreno dissodato, per il fatto che le radici sono ancora poco sviluppate e non necessitano di spazzi ampi.

Lo stesso è per la concimazione, l’esperienza parla che nel tempo del primo sviluppo le radici non fanno a tempo ad assimilarlo e il letame nella fossa quando viene raggiunto dalle radici, ha perso le qualità nutritive.

Tranquillamente sempre che l’impianto sia su terreno prativo, per i primi cinque o sei anni non necessitano di grande concimazione, importante falciare solamente l’erba accumulandola ai piedi delle piantine.

Dopo questo periodo le piante cresciute, con le proprie foglie non lasceranno più entrare il sole sul terreno, in quel momento sarà giusto ogni anno concimare, per dare alle piante una veloce crescita alternando il biologico con al chimico.

 

La potatura

Se le piante sono vicine fra loro, al noceto non servono potature; la linfa dalle radici si  spingerà solo ai rami più alti raggiunti dai raggi solari, quelli più bassi per natura si seccheranno e cadranno da soli.

Nel caso contrario con un semplice ronchetto, in primavera basta tagliare e poi asportare all’inizio  del ramo  un anello di  corteccia di alcuni centimetri.

Questa è l’unica potatura che si può fare sul tronco di noce,  il ramo mancante della corteccia non è più alimentato dalla linfa, morirà lentamente e il nodo sulla pianta verrà espulso senza lasciare tracce all’interno del tronco.

Fattore si rivelerà importante quando in segheria si trarranno assi senza difetto.

Il taglio e l’utilizzo dei tronchi

Nei terreni di Sacco (Va<lgerola) con queste tecniche, ho sperimentato una piantagione che pur seguita con scarse dovizie nei lavori di crescita, da la possibilità di stabilire che il taglio può avvenire dopo 25/35 anni quando i tronchi raggiungeranno i 50/60 centimetri di diametro e,  con  lunghezza di tronco utile e senza rami di 6/8 metri.

Da sfatare è il proverbio che dice: chi pianta una noce, pianta una croce, perché un tempo il noce veniva piantato solo per goderne il frutto  a grandi distanze nei terreni coltivati a fieno, questo  dava alla pianta un enorme spazio per sviluppare rami carichi di frutti in orizzontale, ma che pregiudicava la lunghezza del  tronco.

Un impianto moderno volto a produrre legname, la vicinanza delle piante con  la sua folta chioma non lascerà passare nel terreno alcun raggio di sole, creerà un  umido abitat  naturale e  rapida crescita.

In genere ognuno vuol far da se, non seguendo esperienze acquisite da altri e, purtroppo....  i risultati si conoscono solo dopo anni e non sempre lusinghieri.

L’esperienza e pratica di chi ha già realizzato un noceto e quasi sicura, mai sarà perfetta, ma contiene il successo.

 Un proverbio da ascoltare è quello che dice:  se mi lasci il mio strame, tieni pure il tuo letame. Con  questo detto di antica sapienza ma che un tempo era poco seguito, lo sfruttamento del terreno era totale assieme alla pianta di noce cresceva il fieno che si tagliava almeno 3 volte in un anno.

Col nuovo impianto si creerà un abitat perfetto, tutto l’umos del terreno sarà a disposizione del noceto, che con la pioggia e con il sole lo crescerà

molto più in fretta di un tempo.

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